Museo Omero: la Piaff e Prevert
Una serata dedicata a Jacques Prevert e Edith Piaf
Sensi d’estate 2013
Percorsi multisensoriali di Arte, Teatro, Musica, Odori e Sapori
Mercoledì 14 agosto 2013
Museo Tattile Statale Omero
Mole Vanvitelliana, Ancona
ANCONA – Prosegue con successo la rassegna culturale estiva del Museo Omero Sensi d’Estate alla corte della Mole Vanvitelliana di Ancona. Per lo spettacolo di Mercoledì 21 agosto alle ore 21,30, è previsto un cambiamento di programma: anziché “MOI POUR TOI. EDITH PIAF: un’artista che cantava l’amore e lo disperdeva per le strade del mondo”, andrà in scena LE FOGLIE MORTE E LE ALTRE… un reading alla ricerca delle tracce del grande poeta e autore Jacques Prevert nella Parigi dagli Anni venti agli anni, attraverso le sue poesie e le canzoni particolarmente evocative cantate da Edith Piaf. Mezzo secolo di cambiamenti storici e sociali letti tra le righe della poesia e della musica.
A portare in scena lo spettacolo la Compagnia teatrale VI LUGLIO composta dagli attori - Liliana Gallo, Ubaldo Mengani, Bruno Santochirico - dalla cantante Maria Grazia Barboni. Regia: Luigi Sfredda.
Al termine dello spettacolo verso le ore 23 verrà offerto il gelato di Paolo Brunelli.
Il Museo Omero, aperto fino alle 24,00, è arricchito dalle istallazioni multisensoriali delle artiste marchigiane Sheila Rocchegiani, Chiara Ludolini e Sara Pandolfi e da percorsi esperenziali dedicati. In questa serata adulti e bambini potranno cimentarsi in un laboratorio interattivo presso la mostra "Verso il Terzo Paradiso", prorogata fino al 15 settembre, sperimentando il concetto di riciclo adottato dal maestro di Michelangelo Pistoletto ne "L'Italia riciclata", in esposizione con opere degli studenti dei Licei artistici e delle Accademie di Belle Arti.
L’ingresso è libero e senza prenotazione. In caso di pioggia lo spettacolo si svolgerà presso il Teatro Sperimentale. Info: Museo Tattile Statale Omero, Tel + 39 071.2811935, Email This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it., Sito: www.museoomero.it.
PEBA e la Provincia di Ancona
Quale Associazione aderente al progetto A.Re.A. la redazione del sito Aniep riporta il seguente Comunicato Stampa sui Peba
Comunicato stampa
Ancona 20 luglio 2013
Barriere architettoniche, la Provincia di Ancona è “fuorilegge”
Con comunicazione del 05/07/2013, Prot. n. 105349 la Provincia di Ancona ammette di non aver recepito la legge n. 41/1986 relativa ai Piani Eliminazione delle Barriere Architettoniche, i PEBA, obbligatori per legge da ben 25 anni!
Tra le varie leggi che lo stato italiano ha emanato in questi decenni a tutela dei disabili, è da segnalare la legge n° 41 del 1986, art. 32 comma 21, che obbliga tutte le pubbliche amministrazioni (tra cui le Provincie) ad adottare il PEBA (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche).
Il PEBA è uno strumento di pianificazione e programmazione urbanistica atto ad analizzare e individuare il grado di accessibilità presente a livello edilizio ed urbano con il rilievo delle barriere presenti e l’individuazione delle possibili soluzioni con stima di massima dei costi, configurando in tal modo la fase preliminare della progettazione dei lavori pubblici.
Per verificare se la Provincia di Ancona ha adottato il PEBA, il 5 maggio scorso è stata inviata una lettera (allegata) per richiedere l’accesso agli atti (così come previsto dalla legge 241/90) per sapere se era stato adottato il PEBA ed eventualmente visionarlo. A tal riguardo è da rilevare innanzitutto che la Provincia non ha risposto entro i termini previsti dalla legge 241 del 1990 sulla trasparenza amministrativa, per avere una risposta che comunque era dovuta in ogni caso, ci siamo dovuti rivolgere al Difensore Civico regionale, il quale ha sollecitato la Provincia a rispondere. La risposta, solo dopo l’intervento del difensore civico regionale, è arrivata e come pensavamo e temevano la Provincia di Ancona dichiara di non avere adottato il PEBA.
Rileviamo un duplice negativo comportamento della Provincia di Ancona, sia nel metodo che nel merito.
Per quanto riguarda il metodo, dobbiamo evidenziare e rimarcare il fatto che la Provincia di Ancona non si è degnata di prendere in considerazione la nostra richiesta di accesso agli atti e documenti amministrativi, che dovrebbe essere un prassi normale di buon andamento di ogni Pubblica Amministrazione, è anche un dovere imposto dalla legge 241 del 1990.
Questo è tanto più grave in quanto la richiesta non è pervenuta da un singolo cittadino, ma dal Coordinamento delle associazioni del Progetto A.Re.A. che rappresenta una ventiquattro associazioni locali che si occupano a vario titolo di disabilità. La Provincia di Ancona, a parole si vanta di essere vicino alle necessità e ai bisogni dei cittadini più “deboli”, ma in realtà , come troppo spesso accade, non riesce a dare attuazione pratica a tale lodevole intenzione.
Per quanto riguarda il merito noi pretendiamo che la Provincia di Ancona adotti il PEBA per un motivo di ordine generale e di rispetto della legge, poiché in uno Stato moderno e civile, è lo stesso Stato in primis (compresi anche gli Enti Locali) che deve dare l'esempio rispettando la legge e le regole che egli stesso ha emanato. E in un contesto così delicato e troppo spesso lasciato ai margini della società civile riteniamo che il rispetto delle regole sia un aspetto imprescindibile, altrimenti al posto dello Stato di diritto prendono il sopravvento sopraffazioni, favori e privilegi.
E’ da rilevare inoltre che la Provincia di Ancona oltre ad ammette che di non aver adottato il PEBA, dichiara anche che in alcuni edifici scolastici di sua competenza sono ancora presenti delle barriere architettoniche e non sono a norma, questi sono quei luoghi dove i nostri figli dovrebbero apprendere le più elementari norme del rispetto per gli altri e quindi anche delle persone diversamente abili.
Il Coordinamento delle associazioni del Progetto A.Re.A. intende denunciare questa situazione di illegalità che viene dichiarata e sin da ora si dichiara disponibile a collaborare con la Provincia di Ancona e con gli altri Enti Locali della zona per dare attuazione pratica ai diritti delle persone diversamente abili di vivere in maniera dignitosa, autonoma e libera la propria esistenza.
Gianluca Polverini Coordinatore Progetto A.Re.A.
Renato Biondini Segretario cellula di Ancona ass. Luca Coscioni
Decreto sul lavoro: doppia vittoria FISH
Il Consiglio dei Ministri ha dunque approvato il decreto legge recante interventi urgenti per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e della coesione sociale.
Nell’articolo 9 la FISH raccoglie una doppia soddisfazione alle battaglie di cui è stata prima protagonista. La prima riguarda la controversia con l’INPS per la corretta applicazione dei limiti reddituali sulle pensioni degli invalidi civili. Con Circolare 149/2012, l’INPS aveva stabilito che dal 2013 il reddito da considerare era quello dell’interessato e dell’eventuale coniuge, decisione assunta dall’Istituto sulla base di Sentenze di Cassazione.
L’efficacia della sentenza era stata sospesa provvisoriamente solo dopo l’intervento del Ministero del Lavoro. La FISH ha chiesto ripetutamente in questi mesi l’intervento del Legislatore. L’onorevole Margherita Miotto ha presentato una proposta di legge alla Camera, ma la discussione doveva ancora iniziare.
Il Governo ha anticipato le Camere, inserendo del decreto di legge l’interpretazione autentica richiesta dalla FISH: il reddito da considerare è solo quello dell’interessato e non quello del coniuge.
Ma c’è una seconda vittoria, più silenziosa. In queste settimane qualcuno si chiedeva come mai non fosse stato ancora emanato il decreto di riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per il 2013 il cui rifinanziamento era costato tanto impegno nel corso della discussione della Legge di Stabilità.
L’inghippo lo si trova nella Legge 213/2012 (Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012). Il secondo articolo prevede che i trasferimenti dallo Stato alle Regioni venga ridotto se queste ultime non rispettano alcuni principi relativi ai “costi della politica” e non solo. La stessa norma (articolo 2, comma 1) stabilisce che a questo taglio dei trasferimenti fanno eccezione solo i fondi relativi ai trasporti pubblici e al servizio sanitario. Null’altro. Quindi la norma tecnicamente incide anche sul Fondo Nazionale per le Politiche Sociali non incluso nelle eccezioni!
Opportunamente il decreto legge appena approvato include nelle eccezioni le risorse per le politiche sociali e per le non autosufficienze. Ora finalmente i decreti di riparto e l’assegnazione alle Regioni possono essere effettuati.
“Ci auguriamo che su questi due commi vi sia l’unanimità da parte delle Camere – commenta Pietro Barbieri, presidente della FISH – Se davvero vi è interesse per l’inclusione delle persone con disabilità i Parlamentari possono dedicare le loro energie a emendare il decreto legge per favorirne ulteriormente l’accesso al lavoro. Ottimo in questo ambito l’opportuno rifinanziamento approvato del fondo specifico per la Legge 68/1999.”
Ma anche un’altra buona notizia arriva dal Consiglio dei Ministri che ha approvato il Piano d’azione redatto dall’Osservatorio nazionale sulla disabilità (al quale partecipa attivamente anche la FISH). Il Piano impegna le Istituzioni nell’applicazione concreta della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
27 giugno 2013
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
Abusivi del parcheggio
Lavoro e disabilità: l'Europa ci boccia
Lavoro e disabilità
Con una Sentenza che senza esagerazioni si può definire come “storica” e che conferma pienamente i drammatici dati riguardanti il lavoro delle persone con disabilità del nostro Paese, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea stabilisce che l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie a garantire un adeguamento inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro e chiede di rimediare al più presto
Sono più drammatici o paradossali – ci eravamochiesti qualche settimana fa – i dati esposti durante un recente incontro a Milano, secondo i quali in alcuni Stati dell’Africa, come lo Zambia o il Malawi, lavorano più persone con disabilitàche non nel nostro Paese? Sarà bene rammentare ai Lettori qualche cifra.
In Italia lavora solo il 16% (circa 300.000 individui) delle persone con disabilità fra i 15 e i 74 anni, contro il 49,9% del totale della popolazione. Solo l’11%, poi, delle persone con limitazioni funzionali che lavorano ha trovato occupazione attraverso un Centro Pubblico per l’Impiego.
E ancora, le persone con limitazioni funzionali che sono inattive rappresentano una quota quasi doppia rispetto a quella osservata nell’intera popolazione (l’81,2% contro il 45,4%), mentre la percentuale di chi non è mai entrato nel mercato del lavoro e che non cerca di entrarvi (250.000 persone, per la quasi totalità donne) è molto più elevata tra chi ha limitazioni funzionali gravi (il 18,5%) contro l’8,8% di chi ha limitazioni funzionali lievi.
«Che ci sia qualcosa che non funziona nelle politiche e nei servizi di inclusione è evidente»: è questa la constatazione quasi eufemistica, espressa in una nota della FISH(Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che proprio oggi – nonostante si stiano registrando in queste settimane alcuni timidi segnali in senso opposto, quale il promesso rifinanziamento del Fondo previsto dalla Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) – ha trovato una chiara e clamorosa sanzione anche a livello internazionale, con la Sentenza prodotta dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha sonoramente bocciato il nostro Paese, stabilendo che esso «non ha adottato tutte le misure necessarie per garantire un adeguato inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro e la invita a porre rimedio a questa situazione al più presto».
A spiegare la sostanza di tale provvedimento – che avremo certamente modo di approfondire ulteriormente in futuro – è ancora la FISH: «L’Italia – si legge nel comunicato della Federazione – è venuta meno agli obblighi derivanti dal diritto comunitario, a causa di un recepimento incompleto e non adeguato di quanto previsto da quella Direttiva varata alla fine del 2000 [Direttiva 2000/78 del Consiglio dell’Unione Europea, N.d.R.] sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Una norma con la quale è stato stabilito un quadro generale di riferimento anche per la lotta alla discriminazione delle persone con disabilità. Dopo avere quindi esaminato le varie misure adottate dall’Italia per l’inserimento professionale dei disabili, la Corte Europea ha concluso che tali soluzioni – anche se valutate nel loro complesso – non impongono a tutti i datori di lavoro l’adozione di provvedimenti efficaci e pratici, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili, che riguardino i diversi aspetti delle condizioni di lavoro e consentano loro di accedere a un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione».
Anche la conseguenza di tale Sentenza è presto detta: se il nostro Paese non si adeguerà, la Commissione Europea potrebbe avviare una nuova procedura di infrazione, che potrebbe portare a pesanti multe.
«La FISH – è il commento del presidente della Federazione Pietro Barbieri – non può che accogliere con favore questa Sentenza di portata storica: da anni, infatti, sosteniamo la carenza di politiche inclusive e di servizi efficaci. I dati drammatici sull’occupazione delle persone con disabilità già erano disarmanti e brutali. Ora, quindi, che si stanno discutendo varie misure per il rilancio dell’occupazione, anche l’attenzione alle persone con disabilità dev’essere prioritaria e mutare radicalmente le politiche e i servizi per l’inclusione lavorativa, per uscire dalla marginalità e per essere finalmente protagonisti della propria esistenza. Attendiamo pertanto un segnale dal Governo, qualche interrogazione parlamentare, ma soprattutto misure concrete». (S.B.)
4 luglio 2013
Fonte Superando